sexta-feira, 19 de abril de 2013

Paolo Virdi: Porto e uma maldição chamada Taça dos Campeões

Os Campeões da Europa 1989-1990.
Em cima, da esq. para a direita: Alves, Realista, Vítor Bruno, Diego Allende,
Paulo Castanheira e Tó Neves
Em baixo: Rui Félix, Franklim Pais, Paulo Freitas e Vítor Hugo.

Reinaldo Ventura
È dal 1990 che i “Dragoes” vanno alla ricerca del trofeo più prestigioso e da allora sono maturate delusioni in serie: cinque finali perse, quattro contro il Barcellona e una con l’Igualada, oltre ad un secondo posto dietro al Follonica nel 2006 nella final four di Torres Novas. Oltretutto i biancoblu godono del peggior saldo negativo in tema di finali: su dieci disputate, solo due vittorie e ben otto sconfitte.
L’epoca d’oro degli anni ’80, quella dei Vitor Hugo, degli Allende, dei Franklin, dei Realista, degli Alves, culminata con la vittoria di due Coppe dei Campioni, è ormai lontana. La prima giunse nel 1986 a Novara, in quella che viene ancora oggi considerata come la più grande delusione in casa azzurra. Bernardini tempo fa confidò all’autore “è vero, eravamo avanti 5-1 nel primo tempo e nel secondo perdemmo 7-5. Ma là, in casa loro, passammo la metà pista tre volte ed altrettante facemmo gol”.
L’altro successo è datato 1990, ed è una vittoria netta e secca, contro un Noia al termine del periodo di massimo splendore. In Portogallo la gara termina con un tennistico 6-0, ed il ritorno in Catalunya è una passerella per To Neves e soci. L’attuale tecnico biancoblu non sapeva che quel successo sarebbe stato l’ultimo nella coppa più importante.
Tra quel periodo dorato ed oggi intercorrono una serie di prestazioni sciagurate, di sconfitte clamorose, di risse e disfatte all’ultimo secondo. E (quasi) sempre contro una formazione spagnola.
Spesso, molto spesso, è il Barcellona di Borregan a porre fine ai sogni di gloria dei portoghesi, come nel 1997: è la prima edizione della nuova Eurolega, copiata da calcio e basket, una formula che prevede due gironi eliminatori e la final four, che il Barça organizza al Palau.
Il Porto si trova coì nel luogo più ostile contro il nemico più forte. E pur trovandosi sotto 0-2 riesce a rimontare, grazie e To Neves ed alla prima rete importante della carriera di Reinaldo Ventura.
Si va ai supplementari, che vengono decisi da Enrico Mariotti, che infila una delle sue classiche conclusioni da fuori e da Gaby Cairo, che s’inventa un gol ad una mano. Oscar Pereira prova a riaprire i giochi, ma è troppo tardi: 4-3 e la prima finale secca della storia viene vinta da Barça.
Trascorrono due anni ed il Porto si ritrova ancora in finale: sempre in Spagna, sempre in casa della formazione ospitante, l’Igualada. E ancora una volta i Dragoes si trovano nella situazione di dover rimontare un passivo, prima 0-3, poi 1-4. Paulo Alves si carica i compagni sulle spalle, poi Felipe Santos con una conclusione da dietro porta beffa Llaverola firmando il 4-4. Si va nuovamente al supplementare e Cardà, ben imbeccato da Guillen, segna la rete del vantaggio. I portoghesi reagiscono e acciuffano il pari a 2’ dalla sirena grazie a Reinaldo Ventura. Questa volta nemmeno l’overtime è sufficiente a definire il vincitore. Saranno i tiri di rigore ad assegnare il trofeo all’Igualada, grazie all’eterno Santi Cardà, che regala l’incredibile ”sexta copas” ai catalani.
L’anno successivo la formazione lusitana decide che la finale non dovrà sfuggire ed organizza le final four in casa. Sei mila spettatori, tutto esaurito per una due giorni che si conclude con un intrigo internazionale.
Dopo una brillante semifinale vinta contro gli eterni nemici del Benfica, il Porto si ritrova contro il Barcellona, giustiziere del Novara. Apre le marcature Reinaldo Ventura, con un rigore chirurgico, pareggia Borregan in una personale sfida tra talenti puri.
Il Porto questa volta si trova a condurre, condizione psicologica mai avvenuta in passato. Reinaldo Ventura segna il 2-1 con un bolide da metà pista che sorprende un Folguera coperto. Ma il Barcellona ha talento da vendere e Borregan manda ancora una volta tutti al supplementare. Il match è durissimo, i contatti e le bastonate si sprecano. La svolta giunge a pochi secondi dal termine: Benito viene agganciato da Neves ed il tiro di prima viene affidato a Beto Borregan: finta, gancio e gol del 2-3. Prima della pazzesca rissa finale, che lascerà strascichi polemici per molto tempo, con il Sindaco di Oporto che porge scuse ufficiali al pari grado di Barcellona. Roba dell’altro mondo.
La vicissitudini del Porto non finiscono qui. Dal 2004 si apre un triennio di delusioni concenti: a Viareggio è ancora il Barcellona con Benito e Panadero a condannare (3-0) i Dragoes.
L’anno successivo in casa del Reus i biancoblu terminano ancora in finale dopo aver eliminato l’Oliveirense dell’irriducibile ex Tò Neves, trovando, ovviamente, il Barcellona.
Questa volta il Dragoes passano a condurre con un rigore di Ventura, ma è un fuoco di paglia, perché Borregan è incontenibile e insieme alle reti di Paez e Carlitos Lopez, chiude la rimonta sul 3-1. Un’altra delusione pazzesca giunge a Torres Novas, nel maggio 2006: il Porto parte con i favori del pronostico per via del fattore campo. Ma deve fare i conti con il Follonica, deciso ad entrare nella storia dopo aver fatto saltare il banco con il Barcellona. Qui la debàcle è clamorosa: i maremmani vincono 9-4 dilaniando i biancoblu, che subiscono il loro passivo più pesante dell’Inizio della nuova Eurolega.
Gli anni passano e per il trio Reinaldo Ventura, Filipe Santos, Edo Bosch, con l’aggiunta di Pedro Gil, le delusioni restano. Anzi aumentano a dismisura.
Nel 2007 e nel 2009 è il “Palabassano” il teatro della disfatta lusitana. Prima con un golden gol di Panadero, in una gara dove pesano le reti “fantasma” di Paez e la punizione beffarda di Ordeig; poi, due anni dopo, è proprio il Bassano padrone di casa a stroncare i sogni di gloria del Porto, grazie alle perle di Silva, Antezza e Zen, che rendono ininfluente la doppietta di Emanuel Garcia.
Nel 2008 per il Porto la maledizione si chiama Vic, che ribalta con un 4-0 il passivo di 1-4 patito in Portogallo e nega la final four ai lusitani. La serie di sconfitte del Porto è impressionante e nel 2010 è ancora il Barcellona a fermare i Dragoes: a Valdagno la sfida diretta termina in pareggio, ma è la differenza reti a condannare Ventura & Co.
Veniamo all’ultima presenza in una fase finale, conquistata nel 2011 ad Andorra, dove l’illusione ed il sogno si concludono con un incubo pazzesco. Il quarto di finale Porto-Barcellona catalizza l’attenzione generale e questa volta vince il Porto, al termine di una grande rimonta: Carlos Lopez e Torra vengono raggiunti da Ventura ed E. Garcia. Reinaldo Garcia, illustre ex di turno, punisce Bosch con la rete del 3-2, prima del capolavoro di Pedro Gil, che prima spedisce tutti al supplementare a 55” dal termine, poi, con una magia, lancia il Porto in semifinale. Dove a spezzare il sogno del trionfo arriva il Liceo del giovane portiere Malian, che in questa partita trova la consacrazione a livello europeo, eliminando i biancoblu ai tiri di rigore.
Dal 1990 il Porto è riuscito a collezionare una serie di sconfitte incredibili, con una sfortuna che davvero non ha eguali. Di queste recenti storie troviamo ancora in squadra Reinaldo Ventura ed Edo Bosch, oltre a Tò Neves, condottiero di una formazione che coniuga potenza e tecnica, con un mix di gioventù e ed esperienza che solo il Barcellona può vantare. Nel blocco storico sono stati inseriti il fortissimo Helder Nunes, che ha trascinato il Braga alle ultime due Final4 di coppa CERS, Tiago Losna, oltre a Tiago Resende, punto fermo della nazionale lusitana. Poi a Neves è stata regalata la ciliegina sulla torta: Ricardo Barreiros. Ormai giunto alla soglia dei 31 anni, Barreiros ha mostrato con la camiseta del Liceo di essere uno dei giocatori più decisivi al mondo, trascinando i galiziani alla conquista delle ultime due edizioni dell’Eurolega. Sarà l’amuleto che riporterà il Porto in cima all’Europa 23 anni dopo?


Por : Paolo Virdi
Fonte: 50 Minuti di Gloria

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